Sito Turistico del Comune di Pulsano

I prodotti della terra

Vite

Il territorio dell’agro comunale di Pulsano si estende per circa 1.800 ha, costeggiando la marina per 3-4 km. Eliminando le superfici a servizio del centro abitato e della zona residenziale marina, restano circa 1.200 ha al servizio dell’agricoltura, che con il turismo e l’artigianato occupano il primo posto nelle attività lavorative. Il clima caldo-arido asciutto d’estate ed abbastanza piovoso d’inverno lascia spazio ad una agricoltura ricca e capace di ospitare diverse essenze erbacee (ortive in genere) ed arboree (vite, olivo ecc.). La vite, in passato allevata ad alberello e oggi trasformata a controspalliera grazie all’intervento della meccanizzazione, rappresenta il primo reddito agricolo ed è caratterizzata dalla produzione di uva da vino. La varietà più rappresentativa è il primitivo, a cui seguono il negroamaro e la malvasia a bacca bianca e rossa. 

La pianta della vite, vitis vinifera s., è un arbusto rampicante con foglie palmate e piccoli fiori verdi in grappolo: il suo frutto è l’uva, dal quale si ricava il vino. Nell’Italia meridionale, le favorevoli condizioni pedoclimatiche e l’elevata disponibilità di vitigni autoctoni creano le condizioni ideali per la produzione sia di vini rossi che bianchi di elevata qualità e con spiccati caratteri di tipicità. La scelta della vite europea deve ricadere fra quelle autorizzate e raccomandante per la nostra regione. Tra queste, segnaliamo: primitivo n., negro amaro n., malvasia nera di lecce, malvasia nera di brindisi, aleatico n., aglianico n., minutolo b., malvasia bianca, privilegiando quelle varietà/cloni caratterizzati da bassa produzione, grappoli piccoli e spargoli e acini piccoli. 

Ulivi

Pulsano è uno dei territori pugliesi d’eccellenza per l’olivicoltura. Gli uliveti caratterizzano questo territorio con le loro piante millenarie di notevole valore ambientale e paesaggistico dovuto all’aspetto, lo stato di conservazione e all’inserimento nel contesto locale. Tra le varietà di oliva più rappresentative dell’olio extravergine di oliva ci sono le ogliarola e le cellina di Nardò. In Italia sono censite circa 500 varietà di olivo, ognuna delle quali si adatta a differenti condizioni ambientali.  

Attualmente, per gli effetti della xylella fastidiosa, nel nostro areale è possibile impiantare solo due varietà ritenute tolleranti al batterio e dunque alla malattia che da esso ne deriva: il complesso del disseccamento rapido dell’olivo (codiro). Indipendentemente dalle caratteristiche pedo-climatiche, la scelta delle varietà da impiantare è obbligata fra leccino e fs17 favolosa. La prima è una cultivar a duplice attitudine da olio e da mensa, la fs17 favolosa è esclusivamente da olio e di recente costituzione. 

Il fico (ficus carica

La coltura del fico ha avuto per secoli a Pulsano una funzione fondamentale di sostentamento delle famiglie più povere e dell’economia agricola del territorio. Il suo successo è dipeso dalla spiccata adattabilità della pianta ai nostri terreni soleggiati e molto asciutti, modesto fabbisogno idrico ma soprattutto un gusto estremamente piacevole per tutti. E se i frutti freschi costituivano una delizia estiva, quelli secchi apportavano alla dieta invernale un contenuto calorico difficilmente reperibile in quegli anni nella povera cucina contadina.

Oggi i fichi spesso vengono sconsigliati per chi è in sovrappeso o ha valori glicemici alti, in realtà l’indice glicemico ed il carico glicemico attribuibili all’uso di questi frutti sono modesti, tali da renderli adatti a tutte le diete prescritte con criterio. Stupiscono le concentrazioni di sostanze terapeutiche: nel fico troviamo 67 composti polifenolici ad azione antivirale, antinfiammatoria, antibatterica, antiossidante ed antitumorale. 100 gr di fichi contengono 2,1 gr di polifenoli, una quantità enorme se confrontata con altri frutti e, addirittura, con prodotti venduti in farmacia. Il lattice fresco che fuoriesce staccando i frutti acerbi e le foglie è un vero rimedio per le verruche per la sua azione cheratolitica, ed è in grado di far coagulare il latte facendo precipitare un formaggio locale tenero e delizioso, la “pampanella”.

“Non valere un fico secco” è un detto che, evidentemente, non si basa su valori nutrizionali ma probabilmente deriva da abitudini che si perdono nella notte dei tempi: nell’antica Grecia il fico non era considerato un frutto prelibato ed era mangiato e regalato ai poveri. Questa connotazione negativa è rimasta dunque nell’immaginario popolare anche da noi. Nella Regione Puglia si ritrovano catalogate 80 varietà di fichi e 18 di fioroni, in un patrimonio complessivo di 200 specie

Testi a cura di: Mirko Vincenti, Amedeo D'Oronzo, Fernando Cera
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