Sito Turistico del Comune di Pulsano

Tombe a grotticella di Luogovivo

Echi della Magna Grecia

Colonizzazione greca - periodo arcaico 

Sin dai primi anni dalla fondazione della colonia spartana di Taranto (706 a.C.) si osserva un’occupazione capillare del territorio circostante la città, tradizionalmente definito CHORA, a discapito delle popolazioni indigene, gli Iapigi. Nel periodo di massima espansione, la chora greca comprendeva i territori degli odierni comuni Palagiano, Massafra, Crispiano, Statte, Carosino, San Giorgio Ionico, Montemesola, Faggiano, Grottaglie, Pulsano, Lizzano, Leporano, Fragagnano. Le evidenze archeologiche dell’occupazione della chora sono costituite soprattutto dalle necropoli o piccoli villaggi sparsi intorno ad agglomerati più vasti. In località Luogovivo sono stati rinvenuti diversi frammenti di statuette in terracotta, soprattutto del recumbente barbato, uno dei soggetti più diffusi nella produzione di terracotte votive tarantine.  

Numerose le necropoli rinvenute nel territorio di Pulsano: in località Spartifeudo sono state esplorate 14 tombe. Gli elementi di corredo rinvenuti sono da datare tra la seconda metà del IV e gli inizi del III sec. a.C. La pratica di sepoltura più comunemente attestata in età greca è l’inumazione. Il defunto, deposto in posizione supina, era accompagnato da oggetti da corredo rispondenti allo stato sociale e al sesso. Le tombe ritrovate in contrada Calapricello e Luogovivo hanno restituito ricchi corredi funerari con ceramica d’importazione corinzia, prodotta a partire dal 625 a.C.  Si tratta di una ripetizione di schemi con scene di caccia e di battaglia, fregi animali e motivi floreali. 

Periodo classico-ellenistico V-III a.C.

Più numerose le attestazioni di necropoli classico-ellenistiche a Pulsano. Da Masseria Calapricello provengono corredi di sepolture costituiti da vasi a figure rosse e a vernice nera. Dalla località Foza, ad ovest di Pulsano, proviene una sepoltura ad incinerazione all’interno di un’oinochoe (brocca per il vino) a figure rosse con due defunti raffigurati dentro un’edicola. 

Negli anni ‘50 furono rinvenute due tombe risalenti all’età ellenistica presso la masseria Li Vazzi e nelle contrade Scorcora e Molitilli. Al 1982 è il rinvenimento di via Toma di 5 tombe a fossa risalenti al IV-III sec. a.C. Nel 1995 in località Spartifeudo sono state esplorate 14 tombe con controfossa, delle quali 2 a pseudosarcofago. 

Nel corso del IV sec. a.C. si diffonde una nuova tipologia di vasellame. Comunemente riconosciuta come “ceramica di Gnathia”, prodotta originariamente a Taranto e diffusasi in vari centri della Puglia meridionale e centrale, di alto valore artistico con vasi decorati con motivi vegetali o scene di genere (per lo più teatrale o sacro), usati durante i simposi o in ambito funerario. 

La necropoli e le tombe a grotticella 

La necropoli di Torre Castelluccia a Pulsano è situata sul pianoro a nord dell’abitato, nelle vicinanze della torre cinquecentesca. Nell’area sono state rinvenute 4 tombe ad inumazione databili al VI millennio a.C.  La pratica della cremazione inizia a diffondersi nell’età del Bronzo medio (XVII – XIV sec. a.C.) insieme all’usanza dei seppellimenti collettivi entra grandi ambienti o ipogei - artificiali o naturali - dolmen o grotticelle), progressivamente abbandonati a favore della cremazione in urna. 

Una tomba a grotticella artificiale, risalente al Bronzo medio-recente (XVII – XII sec. a.C.) è stata rinvenuta sul pendio occidentale del pianoro nei pressi della torre. Costituita da una cella di forma ellittica e da un corridoio di accesso, al suo interno conteneva i resti di più individui disposti in posizione rannicchiata, assieme ad alcuni elementi di corredo. A partire dalla fine del Bronzo medio si assiste alla completa affermazione della pratica della cremazione in “campi di urne”. I resti umani combusti sono contenuti all’interno di urne cinerarie a collo cilindrico o conico in ceramica, coperte da ciotole carenate capovolte e in molti casi cinte da un piccolo circolo di pietre infisse nel terreno poste a protezione della sepoltura. La ceramica impressa e graffita, che caratterizza le sepolture, riporta ad una fase antica del VI millennio a.C

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